Desirée Ghiotto (Rsa Fisac Cgil Vicenza)
ci parla del convegno del Centro Studi Erickson:
‘Affrontare la violenza contro le donne’
(cfr link agli atti del convegno in area collegamenti qui sotto)
tenutosi a Rimini il 17 e 18 ottobre 2017
Il convegno di Rimini “Affrontare la violenza contro le donne”, due giorni di plenarie e workshop non posso raccontarlo in dieci minuti.
Gli interventi hanno toccato molti aspetti del tema della violenza contro le donne.
Spesso ci viene presentato l’atto finale mentre sappiamo che cultura e prevenzione dovrebbero occupare uno spazio più ampio e avere finanziamenti adeguati.
E gli stati d’animo a Rimini si sono accavallati scavalcati sono anche cambiati durante gli incontri, perché ascoltando esperienze di chi ha alle spalle molti anni di partecipazione ad associazioni e scuole, Centri antiviolenza e tribunali ci si rimescola dentro.
NON C’É PIÚ TEMPO
Ho scelto, per prima, un’indagine che forse può essere più vicina al nostro mondo lavorativo, visto che parla di “investimenti” in un progetto di prevenzione, e penso anche alla nostra missione di sindacato visto che ci troviamo a parlare con colleghe e colleghi che potrebbero essere soggetti a molestie o discriminazioni nel loro luogo di lavoro.
Il lavoro è dell’Associazione We world onlus – il titolo:
‘Violenza sulle donne. Non c’é più tempo. Quanto vale investire in prevenzione e contrasto’.
Per questa parte di relazione sarà necessario che riporti integralmente alcuni passaggi dello studio.
Lo potete trovare in versione integrale sul sito dell’Associazione (cfr link in area collegamenti sotto).
Ma “QUANTO COSTA IL SILENZIO?”
il costo della violenza non si esprime solo attraverso la contabilità di costi monetari diretti(costi sanitari, dei servizi sociali, giudiziari,) ma anche attraverso quella degli effetti moltiplicatori economici (mancata produttività per le aziende e mancate entrate fiscali per lo Stato per minore presenza sul lavoro delle vittime) ed effetti moltiplicatori sociali (minore qualità della vita, erosione del capitale sociale, trasmissione della violenza da una generazione all’altra)
L’analisi parte dai seguenti presupposti:
1 La violenza contro le donne é una problematica sociale che ha effetti devastanti per la vita delle vittime, dei loro famigliari, e in generale della società .
2 la violenza contro le donne ha dimensioni numeriche consistenti, con ricadute economiche e sociali di enorme portata.
3 ci vuole un forte impegno dello Stato per contrastare efficacemente la violenza nell’ambito di un quadro: strategico – di intervento – e adeguatamente finanziato.
4 un intervento pubblico di prevenzione primaria e secondaria produce effetti positivi in grado non solo di ridurre l’impatto della violenza per chi l’ha già subita ma riduce anche i costi diretti e indiretti che l’amministrazione pubblica e la società stanno sostenendo)
ATTUALMENTE 17 miliardi di euro ogni anno.
A fronte di questi 17 miliardi di costi che lo Stato paga, quanto sarebbe il ritorno sociale per ogni euro investito in politiche di prevenzione o interventi di contrasto? Quali interventi sembrano avere i ritorni sociali più promettenti?
L’obiettivo é quello di prendere in esame un intero programma di intervento pubblico, articolato in una molteplicità di servizi, e valorizzarne in termini economici l’impatto sociale della prevenzione sia primaria che secondaria.
Per impatto sociale da valorizzare si intende sia la riduzione degli episodi di violenza per effetto della prevenzione primaria,(attività culturali e formative) sia il miglioramento delle condizioni di vita delle donne che hanno subito violenza, prevenzione secondaria (cura delle vittime).
L’indagine si pone l’obiettivo di proporre un modello di pianificazione a lungo termine che porti, a costi ragionevoli, a una drastica riduzione del fenomeno della violenza sulle donne ( é stato già presentato alla Camera dei deputati il 1′ marzo 2017) e vuole identificare quanti e quali investimenti pubblici siano necessari per registrare una diminuzione sostanziale e strutturale del fenomeno)
Si fa riferimento alla convenzione di Istanbul. Per ogni articolo vengono identificati degli obiettivi, calcolati i costi annui previsti, riconosciuti i destinatari e valutato così il beneficio sociale netto (si intende la riduzione dei costi diretti, economici e sociali al netto dei costi sostenuti)
Questa valutazione economica dell’impatto sociale sposta l’accento dalla quantificazione dei costi alla valorizzazione dei benefici.
L’ANALISI DEI COSTI
Le stime condotte in questo studio hanno consentito di determinare per ciascun ambito di prevenzione e contrasto prescritto dalla Convenzione di Istanbul, le relazioni causali tra la realizzazione di iniziative specifiche e la riduzione degli atti di violenza e della severità degli eventi verificatisi
Risultato finale:
Un ritorno di 9 euro per ogni euro investito, se si adottasse a livello nazionale un piano strutturato di politiche di prevenzione e contrasto che impediscano il ripetersi della violenza sulle donne e sui loro bambini.
Al fine di fornire un ordine di grandezza tale investimento equivale allo 0,0052% del PIL corrente pari a 1.636.372 milioni di euro (ISTAT 2015).
Da qui il risultato del calcolo del ritorno sociale dell’investimento porta a un indice SROI pari a 9,05 euro per ogni euro investito
Ridurre drasticamente il fenomeno della violenza contro le donne e diminuire i 17 miliardi di euro che ogni anno il nostro Paese paga per affrontare il problema, è dunque possibile.
Marco Chiesara, Presidente WeWorld
La violenza contro le donne riguarda tutti e tutte e non può essere relegata a ‘questione privata’.
In passato abbiamo rilevato il costo della violenza contro le donne per l’intera società e oggi dimostriamo il ritorno economico di ogni euro investito in prevenzione e contrasto, in termini di ricavo sociale e di benessere prodotto a favore della società tutta, delle donne che la subiscono e dei figli che nel 65% dei casi sono testimoni della violenza. Questo effetto moltiplicatore ha una ricaduta positiva quindi anche sugli adulti di domani, evitando che bambini e bambine testimoni della violenza possano essere i carnefici e le vittime del futuro……”.
Lo studio di Weworld consente di avviare una riflessione che leghi la definizione di un sistema di interventi “ideale” nella prevenzione e contrasto alla violenza sulle donne ai finanziamenti necessari per realizzarlo.
attualmente ci sono anche Protocolli che sono un importante passo avanti nella costruzione di un sistema di servizi integrati.
A Vicenza, Il 7 marzo 2016 Confindustria/Confartigianato /Confcommercio e CGIL, CISL e UIL hanno firmato un Accordo che oltre alle affermazioni di principio propone l’impegno di avviare un’azione che non sia solo monitorare il protocollo esistente ma promuoverne l’applicazione nel territorio, incentivare la formazione di gruppi che svolgano con regolarità la valutazione del rischio per le donne vittime di violenza, molestie o discriminazioni.
Grazie al progetto sottoscritto dalla consigliera di Parità della provincia con l’associazione Ri.genera.Azione, il primo ciclo di incontri, finalizzato alla formazione di quadri sindacali, imprenditori, volontarie Centri Antiviolenza e socie di Associazioni del territorio, é iniziato lo scorso 19 gennaio a Schio. Ne seguiranno altri nel territorio vicentino: Vicenza, Bassano, Valdagno.
TRENTO
Sempre a Rimini per me è stata coinvolgente la testimonianza delle donne del centro antiviolenza di Trento.
Sono attive da diversi anni, hanno disponibilità economiche dalla regione e hanno maturato esperienza nelle dinamiche di supporto, accoglienza e vicinanza alle donne.
La loro ultima campagna si chiama “L’indifferenza uccide”, è dello scorso settembre.
Con questa campagna si smuove la coscienza personale, non si può girare la testa, non si può dire “io non ho visto”.
Se vediamo un episodio di violenza, se sappiamo che i nostri vicini “hanno problemi”…
La campagna “L’indifferenza uccide” ci spinge a denunciare, dobbiamo AVERE CORAGGIO NON POSSIAMO RIMANERE INDIFFERENTI!!! Dobbiamo prendere posizione, cambiare mentalità e non considerare la violenza contro le donne un fatto privato!
La campagna in Trentino consiste nell’affissione sulle porte dei bagni di oltre 250 luoghi aperti al pubblico della Provincia di manifesti che invitano alla denuncia.
Chi é testimone di episodi di violenza non faccia silenzio!
Ad ottobre avevano aderito 10 i centri commerciali, 190 le biblioteche, 6 i musei, 35 i teatri e diversi cinema.
La scelta è motivata dalla constatazione che il luogo individuato (bagni) aumenta le probabilità che la campagna raggiunga più persone possibili, di un target ampio e non settoriale
LA LEGGE
Bellissima e intensa la testimonianza del giudice Fabio Roia.
Da una sua intervista di alcuni anni fa ricorda le difficoltà di chi per lavoro si occupa di brutalità miseria disperazione.
In un articolo di La Repubblica del lontano 1991 si parlava di giudici del pool famiglia. Roia ricorda che …
“C’è voluto coraggio culturale in una società legata al concetto di famiglia come primo momento di aggregazione , sicurezza, rifugio sociale del singolo a sostenere che in realtà proprio il nucleo famigliare poteva essere luogo di potenziale pericolo..
Molto é cambiato da allora c’è molta più visibilità – dibattiti – convegni – 25 novembre –
Il suo lavoro si è concentrato negli anni a come sia necessario accertare come si affronta il problema sul piano giudiziario per far sì che i magistrati forniscano risposte adeguate alle donne che decidono di denunciare.
Nella maggior parte dei tribunali italiani mancava, anche ora in parte, la specializzazione definibile come una inclinazione del sapere in grado di coniugare preparazione tecnica, sensibilità capacità di comprendere la vittima e di creare empatia.
Poi la lunghezza dei procedimenti. Una donna non può aspettare anni la sentenza
Nel 2008 é stata elaborata una prima delibera di indirizzo con invito a trattare i reati di maltrattamento e violenza sessuale con moduli specializzati e con criterio di priorità….
… Adesso c’è la legge del 2013 (nr.119)…
Non si risolve la violenza di genere con la repressione, anche per il rapporto che lega irrazionalmente la donna al suo aggressore. Ci vuole protezione e aiuto per spezzare il circuito violento.
Gli operatori del diritto hanno a disposizione una serie di strumenti normativi efficaci.
(La citata legge 119 , convenzione di Istanbul)
Bisogna applicare le norme con intelligenza e lavoro di rete.
Nel libro “Crimini contro le donne” ROIA racconta casi e di cosa si nasconde dietro il fenomeno della violenza di genere, della difficoltà ad operare, dei pregiudizi esistenti, degli effetti benefici di un processo “ben fatto” , condotto con sensibilità
BAMBINE E BAMBINI
E infine, per chiudere con leggerezza, ma solo perché si pensa ai bimbi, e nel loro mondo ci deve essere leggerezza e spontaneità, sincerità e ingenuità vi invito a incontrare Irene Biemme.
Lavora al Dipartimento di Scienze della Formazione e Psicologia dell’Università di Firenze.
È ricercatrice pedagogica e formatrice, esperta di Pedagogia di genere e delle pari opportunità. Tiene corsi di formazione per sensibilizzare il mondo della scuola ai temi legati alla costruzione dell’identità femminile e maschile.
È presidente dell’Associazione di promozione sociale “Rosaceleste” dedicata alla promozione della parità tra i generi e delle pari opportunità attraverso la lotta agli stereotipi e ad ogni forma di discriminazione, emarginazione e violenza.
Se avete bambine e bambini, nipoti, figli di amici… leggete le storie che pubblica Irene.
Qui a Rimini ci racconta di un’indagine su 350 libri di testo della scuola primaria.
È incredibile quello che si scopre leggendo storie che si trovano nei libri per i più piccoli, se non sono scritte bene… quello qui sotto ne é un esempio
La luna e il sole(riassunto)
La luna e
il sole si volevano un sacco di bene.
Una sera il Sole rientra dal suo solito giro intorno al mondo ma la Luna non aveva fatto nulla durante il giorno, si era alzata tardi e non aveva preparato la cena.
Il Sole, borbottando, mise una pentola sul fuoco ed iniziò a cuocere la polenta.
Quando fu pronta la mise in tavola e la Luna si sedette vicino a lui, prese un piatto e ci mise una grossa fetta di polenta.
Il Sole si arrabbiò, le disse: “Ingrata, non hai fatto nulla tutto il giorno e adesso vuoi anche mangiare!!”
Detto ciò prese il vassoio con la polenta e glielo scaraventó in faccia.
Da allora il Sole e la Luna non si parlarono più .
Brano compreso in un libro ad uso in scuola materna!
In conclusione,
se ti accorgi che ho problemi,
“quel tipo di problemi”
per favore
FATTI I FATTI MIEI!
ALLEGATO
Relazione di Desirée Ghiotto
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