Sabato 14 dicembre un gruppo di Donne della Fisac si è messo in cammino, dietro la bravissima guida Daniela Zarpellon, per le vie di Vicenza alla ri/scoperta delle nostre grandi donne del passato.
Si è trattata della seconda delle tre tappe previste nel percorso (la prima il 28 novembre con un incontro sulla responsabilità sociale d’impresa e sulla responsabilità di genere) che ci accompagnerà fino all’8 marzo 2020.
Abbiamo conosciuto Allegra, Zenobia, Maddalena, Elena, Elisabetta, Maria, Arpalice, Elisa, donne che camminavano per questi nostri stessi selciati e che si battevano per diritti che putroppo ad oggi non sono ancora del tutto nostri.
“Mi reggo in piedi sui sacrifici di milioni di donne prima di me,
pensando cosa posso fare per rendere più alta questa montagna
in modo che le donne dopo di me vedano più lontano”
(Rupi Kaur)
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A cura di Daniela Zarpellon
La vita di una città è fatta di piccoli e grandi eventi, è fatta di storia e di storie, è fatta da uomini e donne.
E’ proprio di loro che abbiamo parlato durante il tour di Vicenza dedicato alle donne che hanno maggiormente contribuito a formarne lo spirito e a determinarne, talvolta, la fama.
Partendo dalle donne che sono state accanto al più grande architetto del XVI secolo, Andrea Palladio: sposato con Allegra, donna cui affida proprio a lei la riscossione dei suoi salari, oltre che il menage domestico e l’accudimento dei 5 figli.
Tra loro si distingue la scaltra Zenobia che si sposerà con un ricco orafo vicentino accrescendo la sua posizione sociale e la dote che riuscirà, a sua volta, a lasciare alla figlia Lavinia, la nipote quindi di Palladio.
Abbiamo conosciuto poi una grande poetessa, Maddalena Campiglia, anticonformista ed emancipata già nel 1500, che dedicò la sua vita allo studio e alla poesia, meritandosi le lodi di Torquato Tasso.
La targa che la ricorda fu affissa allo scadere del 18° secolo da un’altra grande studiosa e mecenate, Elena Tiepolo Milan, ultima erede di Palazzo Leoni Montanari.
Ci avviciniamo al secolo dei lumi, quando la scena culturale vicentina vide come protagonista l’esuberante Elisabetta Caminer Turra: veneziana di nascita, cresciuta nel clima fervido ed entusiastico della Serenissima, si sposò al botanico vicentino Antonio Turra con il quale diresse qui in città un periodico dal titolo eloquente, il Giornale Enciclopedico, una delle più autorevoli voci dell’Illuminismo Veneto, nato proprio per supportare e diffondere le nuove idee filosofiche e culturali provenienti dalla Francia.
Abbiamo percorso poi corso Fogazzaro che prende il nome dal grande romanziere, ma che potrebbe anche essere dedicato a sua figlia Maria: una filantropa che dedicò la sua vita ad aiutare i bisognosi e a sostenere iniziative di assistenza a donne povere e orfane.
Ci addentriamo nel 19° secolo, con le sue lotte sociali e con la nascita delle fabbriche dove buona parte della manodopera, soprattutto nel settore tessile, era gestita dalle donne operaie. Attorno alle fabbriche nascono una serie di realtà che segnano profondamente i rapporti sociale dell’epoca: i convitti femminili, perlopiù a conduzione cattolica, e le prime società di mutuo soccorso, in embrione le prime politiche di welfare che videro per la prima volta un coinvolgimento femminile.
La questione lavorativa delle donne vicentine sarà quindi messa in evidenza con tutte le sue difficoltà e la forte discriminazione, che verrà combattuta soprattutto a livello culturale da coraggiose protagoniste quali Arpalice Cuman Pertile e soprattutto Elisa Salerno: per entrambe la battaglia per la parità dei ruoli e dei diritti si doveva combattere con l’istruzione, la vera emancipazione si può raggiungere solamente con la consapevolezza e la conoscenza.
Furono loro a scuotere le coscienze, a porsi in maniera critica dinnanzi all’ordine costituito delle cose per cui solo gli uomini avevano il diritto di godere di certi privilegi.
Ne uscirono entrambe sconfitte, i tempi in cui combatterono le loro impavide battaglie non erano maturi. Ma quel che è certo è che se oggi le donne lavoratrici possono orgogliosamente accedere a posizioni lavorative e salariali dignitose è grazie al coraggio e alla caparbietà di tante donne come loro.
Ripercorrere i luoghi dove loro stesse hanno vissuto e operato è un omaggio alla loro memoria e alla loro forza interiore.
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