I Report che abbiamo a disposizione rilevano le differenze retributive degli anni precedenti il Covid. Durante il Covid la situazione è peggiorata.
Tutti (da Confindustria alla Regione) ci dicono che il problema c’è, è evidente e consistente.
Lo confermiamo anche noi dal nostro osservatorio.
Se a livello europeo l’Italia ‘vanta’ una differenza media del 5% nelle retribuzioni maschili e femminili, i numeri si alzano di molto a seconda del settore e della mansione, sfiora il 30% in meno nel terziario privato e arriva al 50% nelle posizioni apicali.
Una rilevazione del nostro Caaf Nord Est sui dati dei 730 relativi ai redditi del 2019 dava questi risultati regionali: 25.978 euro lordi per gli uomini, 17.905 euro per le donne.
La situazione di Vicenza era questa: 26.725 euro per i maschi, 17.903 euro per le femmine.
I contratti sono identici: non c’è differenza salariale di partenza.
Ci sono invece molti problemi corollari: cronica sotto-occupazione femminile, molto part-time spesso involontario, salario accessorio o unilaterale legato alla disponibilità di tempo (premi, straordinari, flessibilità…), insufficienza dei servizi pubblici come nidi o sostegni agli anziani e alla non- autosufficienza, poca conciliazione tra tempi di vita e orari di lavoro, poca condivisione familiare del lavoro di cura.
Le donne hanno fame di tempo.
Il lavoro di cura familiare per il 75% è a carico loro. E’ una cultura familista difficile da scardinare.
Questa differenza retributiva ha molte conseguenze: i congedi parentali e – da ultimo – anche i congedi stroardinari per Covid sono richiesti dalle donne, essendo il loro in famiglia lo stipendio più basso; anche le pensioni sono più basse: si tratta di un gap che si trascina per tutta la vita!
In Veneto la pensione media di un uomo è di 23.654 euro annui, quella di una donna è di 13.924 euro.
Questo gap salariale è una realtà inaccettabile per la nostra Regione e per la nostra Provincia – che pure hanno un tasso di occupazione femminile superiore a quello nazionale (Vicenza 54,8% ma venti punti inferiore a quello maschile; tasso di disoccupazione femminile 9,3% quattro punti in più di quello maschile) – a cui bisogna mettere mano.
E’ un compito di tutti. Da parte sindacale dobbiamo vigilare e introdurre una contrattazione aziendale di genere, più attenta ai bisogni delle lavoratrici.
La Regione Veneto sta pensando ad una legge regionale.
Ciò che va cambiata è una cultura stereotipata, patriarcale, spesso sessista.
Marina Bergamin
Resp.politiche di genere Cgil Vicenza
Approfondimenti:
- Parlamento Europeo: Divario retributivo di genere – i dati e le statistiche
- L’occupazione maschile e femminile in Veneto nel 2019