Silvia Grasselli interviene al Convegno “Il caso dell’appalto assicurativo” del 25/6/2019



Silvia Grasselli – RSA Appalto Fisac Genova – Convegno 25 giugno 2019

Buongiorno a tutte e a tutti innanzitutto desidero ringraziare Fulvia Busettini e la Fisac per avermi invitato a partecipare a questa giornata di studio dandomi l’opportunità di poter contribuire semplicemente portando la mia diretta esperienza di lavoratrice dell’appalto.
Ritengo necessario precisare che la quasi totalità dei dipendenti delle Agenzie di assicurazioni è di genere femminile mentre la maggioranza degli agenti di assicurazioni e quindi dei datori di lavoro è di genere maschile. Possiamo dire quasi inversamente proporzionale.

Questo dato, contestualizzato nell’attuale periodo, in cui la figura femminile risulta indebolita dal punto di vista sociale, può essere indicativo della maggior esposizione al rischio di discriminazione nei nostri ambienti di lavoro, già per loro natura poco tutelati.


Le agenzie in genere sono piccole aziende, con una media occupazionale di 2/3 dipendenti e spesso a part time per unità, e principalmente per questa ragione la presenza dell’organizzazione sindacale all’interno è inesistente.


Spesso la nostra presenza anche dall’esterno con la struttura territoriale, è molto limitata perché quasi sempre tenuta nascosta e nella maggior parte dei casi, il nostro intervento è richiesto solo al verificarsi dell’interruzione del rapporto di lavoro.

Certo che queste premesse, sommandosi alla totale assenza di interesse da parte delle compagnie di assicurazioni nei nostri confronti , hanno agevolato la costituzione di un altro contratto collettivo nazionale elaborato unilateralmente dalla parte datoriale e sottoscritto da organizzazioni sindacali di comodo, assolutamente non rappresentative nel nostro settore. È evidente che è stato “tutelato” solo l’interesse della parte datoriale, peggiorando la nostra condizione sia per la parte economica che normativa.
Tutto questo nonostante i clienti identifichino in noi, la compagnia a cui loro decidono di affidarsi.

Pensate che una buona parte di loro ci riconosce come impiegate delle agenzie bancarie; probabilmente anche perché in questo ultimo decennio, sono parecchi i dipendenti bancari impegnati a vendere polizze assicurative come noi…
ma loro non sono dipendenti della filiale bancaria, ma dell’Istituto di Credito.

Va precisato inoltre, che nonostante la presenza di altri canali distributivi , i dati attualmente elaborati dal LAB confermano che la principale produzione del ramo DANNI è intermediata dalle agenzie assicurative.


Quando ho iniziato a lavorare, parecchi anni fa, si usava ancora la carta carbone per scrivere le polizze ed i conteggi si facevano con la calcolatrice, ma sia noi impiegate, che l’agente di assicurazioni avevamo maggior professionalità.

Capita di frequente che noi impiegate “in prima linea” , ci troviamo ad arrampicarci sugli specchi facendo il possibile per risolvere problematiche insorte con i clienti, spesso anche addossandoci colpe per disservizi non dipendenti da noi.


Sono sicura che ogni impiegata di agenzia si sia sentita dire almeno una volta “guarda che lo stipendio te lo pago perché ci sono le polizze, se i clienti mandano le disdette come pensi che posso continuare a pagarti lo stipendio?”
come se dipendesse tutto da noi…

La trasformazione del mondo assicurativo di quest’ultimo decennio ha visto molte compagnie accorparsi in grandi gruppi, modificando anche l’attività degli agenti di assicurazioni che sempre di più si sono dedicati ad acquistare portafogli clienti anche tramite subagenzie, non considerando che se questo è stato possibile è anche per merito nostro che gestiamo i LORO portafogli come fossero i nostri.

Questo cambiamento, in presenza di un contratto collettivo pirata della nostra categoria, ha generato la possibilità di trovare nella stessa azienda dipendenti con il contratto collettivo nazionale storicamente riconosciuto del settore, e dipendenti a cui è applicato il contratto pirata, rendendoci ancora più fragili e screditando ulteriormente la nostra professionalità.

Ma nonostante tutto questo, penso che il nostro ruolo di consulenza con i clienti all’interno di un’agenzia sia di fondamentale importanza, non solo per l’agente ma ancor di più per la compagnia.

Certo che se avessimo la possibilità di scioperare e riuscissimo a farlo tutte eccome si accorgerebbero della nostra professionalità.

Ma non solo è impossibile perfino pensarla un’azione del genere, ma addirittura è scontato che un’impresa assicurativa che adotta un codice etico e normato nel rispetto di quanto previsto dall’organismo di vigilanza, affidi lo svolgimento della stessa attività in sua rappresentanza, a lavoratrici e lavoratori di serie A e di Serie B, senza interessarsi di tale discriminazione ma esigendo gli stessi requisiti di onorabilità e di formazione.

Detto questo, vorrei dedicare ancora qualche parola alla specificità di genere e ad alcune nostre caratteristiche che possono essere identificate sia come punti di forza che come punti di debolezza, fornendovi una fotografia quanto più realistica pensando possa tornarvi utile e con la speranza che ne teniate conto per la futura contrattazione.


Penso che l’innata caratteristica del genere femminile “
del prendersi cura” , caratteristica che proprio per come è strutturato il nostro ambiente lavorativo è sicuramente favorevole per la parte datoriale, sia un motivo della maggior presenza femminile nelle agenzie. La nostra attività si occupa a 360 gradi di tutta l’area assicurativa ( dal prestare consulenza sia per la vendita che per i sinistri con i clienti, dal supportare il lavoro degli agenti, dal collaborare con il personale delle compagnie), sono quindi requisiti necessari la capacità organizzativa, il senso di responsabilità, l’affidabilità, la pazienza, l’empatia e la gentilezza. In abbinamento alla competenza della materia naturalmente.
Per questo azzarderei dire che le nostre competenze sono più ampie rispetto ai nostri colleghi delle compagnie, che hanno competenze approfondite ma molto più settoriali.

Nonostante questo, l’unico ingannevole riconoscimento che ci attribuiamo é quello di sentirci indispensabili per l’agenzia.
Questo spesso ci porta , oltre ad alimentare purtroppo il sentimento dell’individualismo e della competizione, facendoci sentire sole a difendere il nostro posto di lavoro, anche a dimenticare di avere dei diritti previsti dal CCNL, sicuramente difficilmente esigibili durante il percorso lavorativo perché sempre meno tutelati, ma di fondamentale importanza.
Questo comportamento, chiaramente favorevole esclusivamente alla parte datoriale, in combinazione con il mutamento delle dinamiche organizzative delle agenzie di quest’ultimo decennio, complica la nostra figura all’interno dell’agenzia, richiedendo costante impegno e immutata competenza nel tempo, oltre che grandi sacrifici personali.
In sintesi non è mai consentito un calo di efficienza per nessuna ragione.
Molte di noi durante il percorso lavorativo hanno cambiato datore di lavoro senza necessariamente cambiare posto di lavoro. Spesso si sono trovate a far conoscere i clienti al loro nuovo agente, a tranquillizzarli spendendo parole di fiducia per mantenere il portafoglio clienti, e spesso terminata questa operazione, magari affiancate da un’apprendista part time , sono state costrette ad accettare riduzioni contrattuali o addirittura licenziate ricevendo come motivazione la necessità di dover investire sulla rete di vendita.
E’ possibile che in agenzie di maggiori dimensioni sia presente la figura del produttore. Quest’ultima viene utilizzata anche per svolgere mansioni normalmente svolte dal personale dipendente.

Questo principalmente è possibile per l’inesistenza di controlli da parte di organi istituzionali e consente in modo “molto approssimativo” di ” poter sfruttare” con una parvenza di regolarità le nostre figure lavorative, oltre che a sminuire sempre di più il ruolo e la nostra professionalità invece che valori
zarla.

Come conseguenza logica si genera competizione tra le due figure, costringendo entrambe ad investire energie spesso ben superiori al loro riconoscimento economico anche se tra di loro diverso.

Nel tempo che ho dedicato all’attività sindacale, precisamente in quest’ultimo anno, ho di proposito svolto una “specie d’intervista” alle nostre iscritte, sia per conoscerci che per trovare degli aspetti che ci accomunassero: è stato piacevole riscontrare che tutte abbiano detto “
mi è sempre piaciuto questo lavoro“, ma è stato invece triste capire che quasi tutte si sentano svilite denunciando di lavorare molto peggio rispetto ad un po’ di anni fa.
Ho avuto modo di seguire tre lavoratrici provenienti da differenti agenzie che purtroppo, e lo dico con grande dispiacere , hanno dovuto rinunciare al loro posto di lavoro perché affette da esaurimento nervoso.
Questo credo che sia un punto molto delicato e che debba far riflettere su quanto sia difficile spesso il nostro contesto lavorativo.
Il fatto che persone vicine ai 50 anni che hanno sempre lavorato in un’agenzia di assicurazione arrivino a fare questa scelta, nel contesto attuale del nostro mercato lavorativo, la dice lunga su quanto fossero realmente esasperate.


È evidente a tutte e a tutti che più una categoria è frammentata più è debole e l’unica speranza di poter garantire una dignità contrattuale è nel mantenere saldi alcuni perimetri del CCNL e chiaramente impegnarsi a migliorarli.
Certamente con la consapevolezza che l’esistenza di un CCNL pirata aumenta le difficoltà anche nel tentare di mantenere contrattualmente le condizioni esistenti.

Desidero inoltre evidenziare quanto sia difficile praticare l’attività sindacale nelle nostre realtà, è necessario dedicare impegno specialmente in orari non lavorativi , è fondamentale riuscire a costruire un rapporto di fiducia e di solidarietà con le persone, che spesso dimostrano timore ad avvicinarsi al sindacato anche solo per chiedere delle informazioni, è indispensabile avere molta sensibilità e saperle ascoltare, spesso, pur sapendo di non poter fare altro,ma anche solo per supportarle moralmente.

Nonostante questo non risolva i problemi, può essere utile non farle sentire sole e abbandonate a subire tutto quanto venga loro propinato.

Per questa ragione ringrazio sia come lavoratrice che come rappresentante sindacale , le compagne ed i compagni che pur lavorando in altri settori come bancari o come dipendenti di compagnia, hanno dedicato e dedicano tempo nella loro attività sindacale alla nostra categoria.

Ma permettetemi di porre alla vostra attenzione la fondamentale necessità d’investire maggiori risorse, prevedendo maggiori agibilità e tutele per le lavoratrici ed i lavoratori del nostro settore, che promuovono l’attività sindacale.

Questo proprio per l’organizzazione sindacale che rappresentiamo anche al fine di certificare maggiormente la nostra rappresentanza capillarmente in ogni settore.

Chissà, potrebbe essere un ulteriore punto di forza a dimostrazione della nostra competenza e rappresentanza nel settore a conferma del riconoscimento del nostro CCNL come UNICO.

Concludo sperando di aver contribuito con alcuni spunti ad alimentare anche il vostro dibattito e rivolgendovi questo quesito che rappresenta per me un grande dubbio:


Non capisco come sia possibile che lavoratrici/lavoratori siano rappresentati da organizzazioni CHE NON HANNO MAI SCELTO.


Inoltre ritengo possa essere utile denunciare il fatto che, nonostante la libera scelta di iscriversi ad un’organizzazione sindacale, in questo caso la nostra, il lavoratore non possa sottrarsi alle condizioni del CCNL pirata seppure peggiorative e non scelte da lui.

Esistono infatti, casi di iscritte alla CGIL/CISL/UIL/FNA sottoposte al contratto pirata, mentre certamente non casi opposti.

Scusate per l’emozione e Vi ringrazio per l’attenzione.