Riflessioni di Rachele Berto (Rsa Fisac Vicenza) sul corso ‘Leggere il rapporto biennale’



Nei giorni 24/25/26 Ottobre si è svolto a Rimini il corso “Leggere il rapporto biennale” organizzato e promosso dall’Esecutivo del Coordinamento Donne Nazionale FISAC CGIL e FBA con la presenza di una compagna per quasi tutte le regioni d’Italia.

Lo scopo era di iniziare un percorso di formazione sulla lettura e analisi del rapporto biennale e al contempo creare una rete a livello nazionale che si possa scambiare informazioni, idee e modalità di azione in questo ambito.

Il rapporto biennale è una fotografia della situazione occupazionale in ottica di genere che al 31/12 del biennio precedente deve essere prodotta per legge dalle aziende con più di 100 dipendenti. Il rapporto contiene tutti i dati riguardanti l’occupazione, le carriere, gli inquadramenti, le promozioni, le entrate/uscite, il numero di part-time e le retribuzioni (RAL); tutti questi dati vengono inseriti in tabelle . Il prossimo rapporto verrà redatto nel 2018 e le aziende dovranno consegnarlo entro il 30/04/2018. Se questo non dovesse avvenire , dovrà essere fatta apposita richiesta all’azienda.

Nei tre giorni di corso l’aula è stata divisa in gruppi di lavoro e a ogni uno di questi è stato consegnato il rapporto del 2016 (relativo al biennio 2014-2015) di alcune aziende della categoria, ad es. Mediocredito Italiano, Unicredit, Unipol di cui sono state analizzate le tabelle principali (cioè le n. 2 – 4 – 5 – 8). Il metodo di lavoro è consistito nell’inserimento dei dati del rapporto in un file preparato e fornito dall’ Esec. Del Coord. Donne Nazionale , nella osservazione di questi dati e delle eventuali anomalie, nella formulazione di ipotesi esplicative delle eventuali anomalie e nella presentazione di progetti utili alla rimozione di queste anomalie. Alla fine di ogni lavoro di gruppo si riuniva l’aula per la condivisione e la discussione di quanto elaborato.

Da tutto ciò è emersa praticamente la stessa situazione in tutte le aziende analizzate e cioè che le donne subiscono a tutt’oggi una segregazione orizzontale e una segregazione verticale: con la prima si intende che le donne occupano prevalentemente posizioni che prevedono aspetti pratici e amministrativi; invece per segregazione verticale si intende che le donne raggiungono un certo livello di inquadramento (3A4L/QD1) a cui però si bloccano, non hanno più avanzamenti di carriera (è questo il cosiddetto TETTO DI CRISTALLO).
Per non parlare delle posizioni dirigenziali dove le donne sono presenti in percentuali bassissime (circa il 6-7%).

L’aspetto salariale è invece ancora più preoccupante: dati alla mano è stato riscontrato un divario salariale in tutti gli inquadramenti e in tutte le aziende analizzate, partendo da € 4000 all’anno per le Aree Professionali fino a € 10.000 per i dirigenti.

Ma perché si verifica tutto questo e cosa si può fare affinché ci sia una parità sostanziale, e non più solo formale?

Un fattore preponderante è sicuramente il PT, utilizzato per il 90% dalle donne.

Dopo che è nato un figlio ci sono tutta una serie di impegni da gestire: la scuola, i compiti, le attività extra-scolastiche, e quindi il lavoro di cura che per retaggio culturale spetta quasi sempre alle donne (…. mi chiedo: ‘agli uomini non piace fare i papà?’).
Spesso però è la donna a chiedere il PT perché incide meno nel budget familiare, dato che l’uomo guadagna di più.
Ma perché l’uomo guadagna di più a parità di mansione?
Nella retribuzione che viene comunicata dall’azienda sono compresi gli straordinari, come gli incentivi e gli ad personam (si potrebbe quindi chiedere all’azienda l’importo degli incentivi divisi per genere , o le ore di straordinario totali dei lavoratori e le ore di straordinario effettuate dalle sole donne – ART. 106 punto 13 del CCNL ABI – in modo da avere ulteriori dati per un’analisi più approfondita).

Il PT diventa un blocco anche nella crescita professionale delle donne dato che l’accesso alle posizioni più rilevanti è consentito solo a coloro che vogliono e possono dedicare all’azienda il maggior numero di ore della propria giornata.

Ho vissuto un’esperienza molto utile e che mi ha arricchita, sia per i contenuti che ho appreso sia per le persone che ho incontrato e spero che questo corso appena attivato diventi parte della formazione di tante altre compagne, ma anche di tanti altri compagni. Personalmente ritengo che il primo passo per il cambiamento sia la diffusione di informazioni e penso che il confronto che ne scaturisce sia fondamentale per la crescita di ogni individuo.

Spero che sempre più uomini e donne che fanno parte della nostra organizzazione sindacale si sentano coinvolti in questi argomenti perché noi per primi dobbiamo dare il buon esempio.