Anche la Fisac – su invito della CGIL di Vicenza – ha partecipato, con Rachele Berto e Désirée Ghiotto, alla Assemblea Nazionale delle Donne CGIL a Roma “BelleCiao”, assemblea tenutasi sabato 6 ottobre.
Parole, idee e concetti che hanno sottolineato ancora una volta l’importanza di rimanere uniti per contrastare gli attacchi di questi ultimi mesi alla libertà e alla dignità delle donne. Per ribadire che, in un momento come questo non dobbiamo accontentarci di difenderci, ma anzi dobbiamo aumentare le pretese e lottare perché ci vengano riconosciute.
Per ricordare a tutte e a tutti che i diritti acquisiti non si toccano, che “tutte insieme, vogliamo tutto”.
In allegato la relazione e qui sotto il link alla piattaforma di genere della CGIL “BelleCiao, tutte insieme vogliamo tutto”
Buona lettura
Belle, CIAO!
La fisica, la giocatrice di calcio, la dipendente di Autogrill, la migrante, la dipendente di una falegnameria, la giornalista, la bancaria, la poliziotta, la regista….. queste le protagoniste dell’Assemblea nazionale delle donne della CGIL che si è tenuta a Roma il 06 Ottobre.
Il filo comune di tutte le esperienze che abbiamo ascoltato è il profondo desiderio di riappropriarsi del significato delle parole. E per questo abbiamo pensato di riportarvi le tante voci di queste donne, di dare alle loro parole il valore (che meritano).
SOSTEGNO E VALORIZZAZIONE
Le parole di una fisica che ha avuto il privilegio di nascere in una famiglia di grande cultura dove non esisteva la differenza di genere. Non si è mai sentita discriminata, ma anzi supportata e sostenuta dai suoi colleghi e dai suoi familiari. Era l’unica donna in un gruppo di fisica sperimentale al CERN di Ginevra nel 74. Negli anni 80 ha avuto il permesso di lavorare da casa con connessione al computer principale del CERN quando era a casa con la figlia piccola.
Al CERN é chiarissimo che il contributo femminile é fondamentale. Negli ultimi anni purtroppo, non si capisce come la vocazione da parte delle giovanissime a scegliere facoltà delle scienze pure sia in calo.
E comunque, anche in questo campo, nei ruoli apicali sono pochissime le donne. Una su cinque professore associato, rare le direttrici di enti o rettore di Università.
Sorride, poi, quando racconta dell’approccio divertente del professor Strumia che sostiene la predisposizione genetica maschile ad occuparsi di scienze e numeri. Teoria che gli è costata l’espulsione dagli enti dove lavora. UMILIAZIONE E INVISIBILITÀ
Le parole di una lavoratrice di Autogrill: ” tutti ci vedono ma non ci ricordano. Siamo diventati quotidianità invisibile.”
I lavoratori sono invisibili, le richieste dei clienti arrivano senza che neppure li guardino in faccia, si sentono arredo, oggetti dell’esercizio. Le donne, devono inoltre fingere di non sentire le battute scontate e volgari.
Lavorano in turni di otto ore, senza pausa, senza poter andare in bagno. É necessario battersi per leggi migliori che tutelino la salute. Frequenti nel loro settore danni psicofisici causati, nel tempo, da turni di lavoro che coprono 24 ore su24, 12 mesi l’anno.
Molte lavoratrici ad un certo punto della loro vita devono fare i conti con la solita CONCILIAZIONE e finiscono per dover lavorare part time e sempre per meno ore. Con stipendi di circa 750 euro al mese, compresa la notte. Integrano con lavori in nero non potendo essere autonome.
INFORMAZIONE LIBERA
Le parole di una giornalista, fondatrice dell’associazione “GiULiA” – giornaliste unite, libere e autonome.
Nell’informazione non passa il racconto della vita reale delle donne, della loro vita funambolica, non si parla della carenza di servizi, della povertà crescente. Non è ancora sufficiente l’informazione sulla lotta alla violenza e alle molestie.
Nell’ultimo anno si è comunque registrato un miglioramento, con la stesura e sottoscrizione del Manifesto di Venezia, documento per il rispetto e la parità di genere nell’informazione – contro ogni forma di violenza e discriminazione attraverso parole o immagini- .
(come richiesto dalla Convenzione di Istanbul.)
La descrizione della realtà, al di fuori di stereotipi e pregiudizi é il primo passo per una corretta informazione, per un cambiamento culturale. NO al sensazionalismo, NO a cronache morbose, NO all’uso di termini fuorvianti.”
COMPRENSIONE DELLA LINGUA
Le parole di una migrante bulgara. Lei comincia a leggere, si ferma più volte, si commuove quando parla dei tre figli, é la prima volta che legge in italiano anche se lo capisce bene. É arrivata in Italia per fuggire alla disperazione. Non c’è la fa a continuare….e passa il foglio ad un’amica che legge per lei: assunta come badante in realtá é costretta a fare la bracciante, raccogliere olive dalle 6 del mattino al tramonto per ben 30 euro al giorno, lavora più degli uomini che naturalmente guadagnano di più, ma non si lamenta, per evitare, almeno limitare, molestie anche verbali sia da parte di lavoratori sia dai caporali convinti che lei non capisca l’italiano.
CALCIO E PROFESSIONISMO
Si, anche la parola “calcio” ha bisogno di essere riportata al suo significato corretto. Parole di una giocatrice della Nazionale di calcio che ci ha ricordato che lo sport è uno solo, IL CALCIO, non esiste la nazionale di calcio femminile ma la nazionale femminile di calcio, così come la nazionale maschile di calcio.
Mentre i maschi sono professionisti e le donne no, rimangono ancora dilettanti, una legge, la 91 del 1981 stabilisce così. Del 1981….questo nonostante l’impegno per chi, donna, fa sport ai massimi livelli sia ovviamente a tempo pieno.
Vengono negati così trattamento pensionistico, assistenza sanitaria, previdenza sociale, maternità , anche se é stata approvata la legge che da quest’anno stanzia un fondo per le mamme-atlete.
INSIEME E COMPAGNE
Maria Ruggeri, compagna della Fisac, parte da INSIEME: “È la parola che sta alla base dell’idea stessa di sindacato. Quella che meglio ne sintetizza il senso e ne rappresenta la forza”.
Parola, INSIEME, che lei ha collegato a conciliazione. “INSIEME, perché in tempi di crisi le donne rischiano di più, e la parità rischia di diventare un lusso. Lavorare insieme tra donne della CGIL e con le altre, perchè il concetto di conciliazione ci riguarda sempre.
É CONCILIAZIONE: Tra vita e lavoro
Tra famiglia e lavoro
Tra cura e lavoro
Tra lavoro nei posti di lavoro e lavoro sindacale.” Il doppio lavoro per noi è una costante.
“Ma – continua Maria – è ancora troppa la fatica che dobbiamo fare per permeare l’Organizzazione del lavoro – dentro e fuori dal sindacato – con l’idea e la pratica dei tempi delle donne, che poi sono quelli dei bambini e dei vecchi (scusate – dice e ci é piaciuto tanto – se non uso anziani ma amo le parole pregne del suono della verità ).
Ancora più in particolare, la conciliazione è legata alla parità salariale. Non c’è parità salariale senza il riconoscimento del lavoro di cura, senza percorsi di formazione e riqualificazione paritari dopo periodo di assenza per lavori di cura.
Maria conclude il suo intervento, che vi invitiamo a leggere integralmente sul sito FISAC, con una parola che per noi due ha un significato profondo:
COMPAGNE (e noi ci aggiungiamo Compagni) è una parola che racchiude il senso di lavorare insieme per un progetto comune superando gli individualismi”.
Siamo convinte che per lavorare insieme siano necessari una spinta e un entusiasmo che possiamo trovare solo con un incontro costante e diretto con le colleghe e i colleghi in prima linea tutti i giorni.
Spesso sentiamo la mancanza di “COLLEGAMENTO” con chi, forse, non ha più tempo per incontrare le lavoratrici e i lavoratori, con chi sta fuori dalle filiali, fuori dai luoghi di lavoro.
ACCORDO E FORMAZIONE
Parole che aggiungiamo noi, per chiedere l’ impegno da parte di tutte e tutti i quadri sindacali della CGIL per l’applicazione dell’Accordo quadro europeo sulle molestie e le violenze nei luoghi di lavoro.
Nel 2016 a Vicenza la parti sociali con Confindustria, Apindustria, Confartigianato e CNA hanno siglato un patto per un’azione comune di diffusione dell’Accordo.
Quest’anno alcune/i di noi hanno partecipato al corso di formazione promosso dalla consigliera di parità per delegate/i che dovranno impegnarsi per far conoscere l’Accordo e far adottare il codice di condotta nei luoghi di lavoro.
Come coordinamento donne CGIL, abbiamo realizzato che dobbiamo partire, per informare ed educare ad un corretto comportamento, da chi lavora dentro le strutture sindacali.
Infine le parole di Susanna Camusso: “Noi donne dobbiamo ricominciare a volerci bene”, a noi stesse e collettivamente.
Non dobbiamo e non possiamo lasciare passare il pensiero che c’è troppa libertà delle donne e che è necessario ridurla, pensiero che si manifesta nelle dichiarazioni del ministro Fontana, del senatore Pillon e nel voto dalla giunta di Verona che prevede il finanziamento di associazioni antiabortiste.
Susanna Camusso sottolinea anche che noi donne non siamo soddisfatte della parità formale, che non ce ne facciamo proprio nulla dell’omologazione. E continua dicendo “Non è detto che uno schema (di società, di lavoro, di famiglia,….) creato su un genere vada bene anche per l’altro, e tantomeno fa parità”Belle, CIAO!
Una mattinata carica di parole, idee e concetti che sottolineano ancora una volta l’importanza di rimanere unite per contrastare gli attacchi di questi ultimi mesi alla libertà e alla dignità delle donne. Per ribadire che, in un momento come questo non dobbiamo accontentarci di difenderci, ma anzi dobbiamo aumentare le pretese e lottare perché ci vengano riconosciute. Per ricordare a tutte e a tutti che i diritti acquisiti non si toccano, che “tutte insieme, vogliamo tutto”.
Concludiamo, felici e cariche dopo l’assemblea di Roma, con una frase di Alda Merini
“Dovrei chiedere scusa a me stessa per aver creduto di non essere abbastanza . “
ALLEGATO
Relazione di Desy Ghiotto e Rachele Berto
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