Trento 23 giugno: la testimonianza di T. dipendente di agenzia



Testimonianza di T. dipendente di agenzia

Buongiorno a tutte e a tutti,
Mi chiamo T., sono di Vicenza e ho 34 anni di esperienza in questo settore, dei quali gli ultimi 23 nella stessa agenzia con tre agenti diversi. Devo dire che ho avuto la fortuna di trovare sempre buoni ambienti di lavoro, vivibili.

Ultimamente le difficoltà economiche si facevano sentire, tanto che io e le mie due colleghe eravamo in cassa integrazione da ottobre 2013. La cassa in deroga era stata rinnovata fino a maggio 2015, ma il 10 febbraio scorso un’ispezione amministrativa da parte della direzione ha ribaltato tutto. Abbiamo capito subito che le cose non andavano per niente bene, finchè il 25 febbraio (dopo 15 giorni) l’agente ha dato le dimissioni consegnando l’agenzia e noi impiegate al nuovo agente subentrante. Questi ci ha convocate in agenzia per il giorno dopo, dove ci ha accolte con la sua capufficio. Con un colloquio individuale di cinque minuti ha liquidato me e un’altra mia collega, dicendo che era molto dispiaciuto, ma che per lui era sufficiente una sola impiegata e , parole testuali, “vada pure di là a prendere le sue cose, non tocchi il computer, non tocchi niente, e poi può andare a casa”.

Eravamo scioccate, non credevamo a quello che avevamo sentito.

Mentre raccoglievamo le nostre cose dalla scrivania, la capufficio ci controllava come un cane da guardia. Ce ne siamo andate come nei film americani, con la scatola sotto il braccio.

Dal momento che non siamo mai state licenziate dal nostro precedente titolare, al pomeriggio ci siamo presentate in agenzia, con due testimoni, per metterci a disposizione del nuovo agente, il quale non ci ha nemmeno fatte entrare, ci ha detto che prendeva atto di quanto gli dicevamo e ci ha detto di andare.

Così ora mi ritrovo a 56 anni senza lavoro, con 34 anni di contributi versati che al momento non servono a niente, e con prospettive praticamente nulle di trovare un nuovo impiego.

Oltre al danno economico, non indifferente, quello che fa più male è il trattamento ricevuto. Mi sono sentita, e mi sento tuttora, profondamente umiliata. Ho lavorato per tanti anni dando tutta me stessa, con passione, perché questo lavoro mi è sempre piaciuto. Spesso e volentieri ho fatto gli straordinari quando c’era necessità, anche di mia iniziativa (sempre riconosciuti, per carità, ma avrei anche potuto andarmene quando era il mio orario e fregarmene), quando c’era la collega assunta da poco e io ero in ferie abbiamo persino fatto una polizza insieme al telefono perché lei era in difficoltà, mi chiamava quasi tutti i giorni, avrei potuto anche staccare il telefono visto che ero in vacanza, voglio dire che non mi sono mai tirata indietro.

E questo è il ringraziamento.

Concludo qui, volevo solo raccontare la mia storia e far conoscere una volta di più, se ce ne fosse bisogno, la realtà di chi lavora nelle agenzie di assicurazione: una realtà in cui il contratto collettivo è uno dei pochissimi punti fermi del rapporto di lavoro.

Noi non vogliamo un lavoro qualunque e in qualunque condizione, ma il Lavoro, quello con la L maiuscola, sancito dall’art. 1 della nostra Costituzione: siamo formichine indispensabili nelle agenzie e rivendichiamo il diritto ad un contratto GIUSTO e DIGNITOSO!