BCC: chi gioca allo sfascio?!



Al termine dell’incontro odierno con Federcasse, svoltosi alla presenza del Presidente Augusto dell’Erba e del responsabile della funzione sindacale Marco Vernieri, ci è stato comunicato che non ci sarebbero state altre date nelle quali proseguire il confronto (compresa quella già fissata per domani), in quanto le posizioni al tavolo, per loro stessa dichiarazione, “sarebbero in profonda antitesi”, ma anche per “assenza del mandato negoziale”.

Da ciò ne consegue la convocazione degli organismi nazionali di Federcasse, nei quali saranno assunte le determinazioni ritenute opportune, anche in vista dell’imminente scadenza del 31 ottobre p.v. che tuttavia, è bene ricordarlo, è solamente la data entro la quale le parti si erano impegnate a concludere il confronto come previsto dal verbale 23/3/2015 e non la comune assunzione di tale termine per la disapplicazione della contrattualistica di settore.

Ciò che dovesse eventualmente avvenire in tale direzione sarà quindi riconducibile unicamente alla unilaterale determinazione e responsabilità di Federcasse.

Nel corso dell’incontro odierno, nonostante le posizioni di Federcasse siano rimaste sostanzialmente e inspiegabilmente immutate da un anno e mezzo (blocco e riduzione strutturale del costo delle retribuzioni, destrutturazione del CCNL e ridimensionamento dei CIR, accantonamenti di centinaia di milioni di Euro a carico dei lavoratori per accompagnare una corposa riduzione occupazionale), abbiamo rappresentato concrete aperture per consentire il proseguimento di un confronto serrato, responsabile, basato su presupposti altrettanto chiari.

Questi presupposti sono così riassumibili:

– Il rinnovo del CCNL deve potersi concentrare sui temi connessi alla fase contingente, rinviando eventuali modifiche più profonde di architettura contrattuale al momento in cui sarà definito l’impianto dell’autoriforma e saranno chiari gli effetti che ne conseguiranno. Ci pare di buon senso, come in ogni azienda o settore di questo mondo, che le riforme siano calibrate sulla situazione certa di riferimento (una volta si chiamava Piano industriale) sempre che le intenzioni non siamo mosse da altri obiettivi.

– Il rinnovo del CCNL deve necessariamente tenere in evidenza le criticità contingenti (ricordiamo che il ns documento di analisi di sistema presentato all’inizio del 2014 le anticipava puntualmente, ma fu giudicato irricevibile) e occorre quindi fare ciò che serve davvero, con equilibrio ed equità. Se le rettifiche su crediti ammontano ad oltre il 120% del costo del personale ogni intervento sulle retribuzioni sarebbe inincidente; se al tavolo nazionale concordassimo contenimenti “universali”, gli stessi inciderebbero indifferentemente ed iniquamente sul costo del lavoro che nel sistema presenta un delta importante da realtà a realtà e da federazione a federazione, senza risolvere alcuno dei problemi reali che, come noto, rimandano ad altri fattori; se il negoziato nazionale si occupasse solamente del costo del lavoro “contrattuale” sfuggirebbero all’azione contenitiva tutte le dinamiche di costo discrezionale (benefit, assunzioni dall’esterno, premi e incentivi di varia natura, consulenze ecc.), molto rilevanti e con andamento assai meno virtuoso. Quindi, anche in questo caso non se ne comprenderebbe l’utilità!

Per tutte queste ragioni abbiamo ribadito a Federcasse che non intendiamo avallare operazioni di questa natura prive di reale efficacia, oltre che profondamente ingiuste. La nostra ipotesi, fermo il valore nominale delle tabelle retributive non disallineabili al ribasso e a regime da quelle ABI compresi gli aumenti già previsti, è di cofinanziare il FOCC (l’ulteriore strumento già previsto nel 2012) attraverso dei risparmi di costo rinvenienti dall’inflazione arretrata e dalla mancata erogazione dell’indennità di vacanza contrattuale (IVC), dal possibile “travaso” temporaneo del contributo già oggi versato al Fondo “esuberi” e da altri possibili contributi congiunturali, che non scardinino tuttavia l’impianto del CCNL né intacchino il potere d’acquisto delle retribuzioni.

In questo modo potremmo accantonare circa oltre sessanta milioni di Euro in tre anni per accompagnare tale trasformazione con l’obiettivo dichiarato di tutelare l’occupazione anziché espellerla, prevedendo forme di sostegno ad operazioni di solidarietà di sistema, se necessarie, oltre alla mobilità sostenibile e all’integrazione delle prestazioni dell’ammortizzatore di settore.

Riteniamo infine, che tale sforzo debba essere riconosciuto costruendo un modello partecipativo, che equilibri la responsabilità richiesta con il riconoscimento dovuto a beneficio dell’inclusione.

Questa è l’ipotesi seria da noi rappresentata, che si propone di realizzare quanto serve davvero ma con equità! Francamente ci saremmo aspettati, e ci attendiamo ancora, analoga assunzione di responsabilità da parte di tutti i Presidenti e Direttori che abbiamo intrattenuto anche recentemente con una lettera aperta. Non è più il tempo delle titubanze!

Se qualcuno immagina di far lavorare i “Collaboratori” delle Banche di Credito Cooperativo (già comparativamente meno costosi dell’altro settore) con salari “coreani”, creando di fatto un dumping contrattuale sul mercato, o peggio di approfittare della situazione per fini “politici”, o ancora per massimizzare risultati privi di sostenibilità ed efficacia unicamente per recuperare spazio di protagonismo e discrezionalità, sappia che lo farà assumendosene per intero la responsabilità e senza il nostro avvallo.

Cogliamo l’occasione per informare tutte le Lavoratrici e i Lavoratori che a breve sarà convocata la riunione unitaria di tutti i Quadri Sindacali, al fine di valutare la situazione in ordine agli sviluppi possibili.

Non appena ci saranno comunicate le determinazioni di Federcasse, Vi informeremo tempestivamente per assumere le relative iniziative del caso.

Roma, 21 ottobre 2015
LE SEGRETERIE NAZIONALI

ALLEGATO