‘Sna sta all’impegno sociale come il conte Vlad sta alla presidenza dei donatori di sangue’
Con questa battuta – che ovviamente non condividiamo !! – una collega nostra iscritta ci ha informato ieri dell’iniziativa di SNA (pubblicizzata anche nel sito del Sindacato Agenti) di indire una giornata dell’impegno sociale per il giorno 11 novembre p.v. in Vaticano.
Sembrava una bufala ma … e’ tutto vero!!!
SNAS (società di servizi di SNA) ha organizzato per il prossimo 11 novembre nello Stato del Vaticano la ‘Giornata di impegno sociale’
Giova ricordare che:
– SNA è la parte datoriale che a novembre 2014 ha siglato il rinnovo del CCNL con le categorie Fesica e Fisals di Confsal che organizzano badanti e lavoratori stranieri in Italia, totalmente assenti nel nostro settore;
– SNA è l’associazione datoriale che ha stimato in 1290,00 euro lorde di stipendio per un tempo pieno il valore della nostra professionalità e del nostro impegno lavorativo quotidiano (29,00 euro lordi di aumento dal gen 2009 al dic 2017 sono una vera presa in giro ….)
– SNA ha condito il SUO contratto di PUO’ => il DATORE di LAVORO è il PADRONE
Nel documento di presentazione della giornata (cfr: collegamenti qui sotto), SNA pone l’accento sulle “ricadute sociali dell’attività di consulenza svolta dagli agenti di assicurazione a favore
– dei CONSUMATORI,
– delle FAMIGLIE
e
– delle IMPRESE”
e ignora completamente la categoria dei DIPENDENTI.
Apprezzabile l’intento di aiutare chi soffre perchè colpito dalla malattia (Unitalsi) o ha avuto la sola sfortuna di nascere nei paesi del Sud del mondo (Associazione “Insieme si può”, “ABC-Associazione Bambini Cambogiani”), ma ricordiamo agli agenti SNA che il loro prossimo più prossimo è quello con cui lavorano fianco a fianco per ore/giorni/anni ovvero la centralità della responsabilità dell’impresa innanzi tutto verso i suoi dipendenti.
E’ lo stesso Catechismo della Chiesa Cattolica, nella parte in cui parla delle Tavole della legge, ad affermare che «è contrario al settimo comandamento» (non rubare) anche «pagare salari ingiusti» e lo stesso Papa Francesco ha ribadito solo qualche mese fa che “è «il giusto salario» che permette un accesso adeguato «ai beni che sono destinati all’uso comune».
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